Pietre vive, pianta di pietra, sassi viventi ecc. tutti questi nomi si riferiscono ad una pianta molto particolare: i Lithops!
Trattasi di una pianta appartenente alla famiglia delle Aizoaceae e a quel gruppo di piante conosciute popolarmente come "pianta grasse" e si chiamano in questo modo perché le loro foglie sono dotate di parenchima acquifero cioè un tessuto adatto ad accumulare acqua ed è caratteristico delle xerofite come i cactus e le succulente.
Le piante sono organismi che abitano questo pianeta da almeno 500 milioni di anni e hanno sviluppato tantissime strategie evolutive che le hanno permesso di sopravvivere anche nei luoghi più ostici del pianeta, e questa piccolissima pianta chiamata Lithops sono l'esempio perfetto di come l'evoluzione agisce sulle specie. Innanzitutto localizziamoci: da dove provengono i sassi viventi? E la loro forma molto particolare può darci un indizio? Certamente sì perché una pianta per nulla esuberante rappresenta la necessità di risparmiare e quindi la presenza in una zona del pianeta più ostica.
Distribuzione e habitat:
Queste piante sono originarie dalle zone più secche del Sudafrica e Namibia, tollerano il caldo torrido sopra i 42 ° C e anche temperature basse di circa -5 °C ✋prima di andare avanti facciamo un appunto: -5 ° C in un luogo arido sono diversi da -5 ° C in un luogo umido, quindi fuori dalla sua zona di origine è rischioso lasciare la pianta esposta al freddo invernale intenso e soprattutto umido.
Nel suo habitat naturale i Lithops crescono sui sassi, sul quarzo e sul suolo calcareo e quindi in ambienti proibitivi per tante altre specie vegetali tanto che in questi luoghi succede che i Lithops debbano accontentarsi di un volume di acqua di circa 50 ml/anno. Possiede soltanto sue foglie quasi interamente sotterranee dotata di alcune importanti caratteristiche con impediscono le perdite idriche: una particolare anatomia che permette alla pianta di trattenere l'acqua grazie al ridotto rapporto superficie/volume, epidermide molto spessa e dotata di cellule diverse a seconda del punto di rivestimento della foglia impedendo la disidratazione, cristalli di ossalato di calcio che riflettono la luce, clorenchima sotterraneo (è il tessuto fotosintetizzante ricco di clorofilla e e altri pigmenti), superficie delle foglie (quella che vediamo) traslucide e in grado di incanalare la luce verso le strutture capaci di realizzare fotosintesi che si trovano nel sottosuolo (come quando la luce raggiunge una finestra), e tutto ciò per permettere che questo importante processo avvenga in un luogo più fresco e umido. Le foglie si fondono a livello del suolo e siccome si mimetizzano con esso possono ingannare gli erbivori che confondono queste piante con i sassi nel terreno, le radici sono molto lunghe tanto che i Lithops devono essere coltivati in contenitori alti almeno 12 cm e di preferenza larghi.
Quando la pianta inizia a fiorire si può percepire il bocciolo che emerge dal solco tra le due foglie, i fiori sono solitari e sono portati su un gambo corto, i semi si aprono quando sono bagnati perché in natura succede solo quando piove e i piccoli semi vengono dispersi dalle gocce di pioggia.
Un altro eccezionale adattamento è questo: durante un periodo di siccità più intenso le piante di Lithops possono spingersi giù nel terreno al punto di diventare semi-sotterranee e perfettamente mimetizzate, in questo modo non sono esposti agli agenti atmosferici esterni che potrebbero seccarli ulteriormente.
E per ultimo una delle sue caratteristica davvero interessante: la muta! Questi sassi viventi rimangono nel loro ambiente senza praticamente dare segno di vita finché ad un ceto punto iniziano ad aprirsi o appunto separarsi in un modo strano cioè allargando la fessura centrale sempre di più. Alcuni possono stupirsi quando osservano questo fenomeno che in realtà non è altro che un ulteriore adattamento della pianta all'ambiente arido: la due foglie danno spazio alle foglie nuove che si formano subito sotto e man mano che passano i giorni le vecchie foglie si allontanano sempre di più e il loro parenchima acquifero ricco di acqua farà da riserva di acqua e nutrienti per la pianta stessa.
Coltivazione:
Sarebbe una pianta di sole pieno però tollera anche ambienti luminosi però deve ricevere almeno alcune ore di sole preferibilmente quello del mattino e d'altronde questa pianta dopo aver fatto tanta fatica per adattarsi alla siccità giustamente non tollera:
- terriccio universale o qualunque terriccio che tenda a rimanere umidiccio, compatto e/o pesante
- materiale organico nel substrato.
- acqua in eccesso (parliamo di un quantitativo che tante altre piante considererebbero scarso)
- acqua in periodo di muta 👎
- freddo umido e soprattutto prolungato
- troppo concime
- ombra o buio
- troppe attenzioni 💔
Ricordiamo che trattasi di una pianta tipica di ambienti di clima secco/arido coltivata in uno più o molto più umido e che lei è in grado di "catturare acqua" anche dall'aria quindi molta attenzione con l'innaffiatura. Come orientarsi?
- niente acqua mentre fa la muta.
- più l'ambiente è umido e meno avrà bisogno di essere innaffiata.
- nel suo linguaggio "piantesco" "ho sete" è sinonimo di piccole rughe o raggrinzimenti.
- la pianta da esterno ha molto più bisogno di acqua rispetto a quella da interno.
- come per tutte le piante del mondo l'innaffiatura non è una ricetta di ciambellone, bisogna "sentire" e "ascoltare" la pianta.
Terreno/terriccio:
Il classico terriccio per cactus e succulente oppure sabbia grossolana (qualunque sabbia ma non quella della spiaggia), io ho scelto di sistemare le piante in substrato composto di terriccio per cactus (20%) e inerti cioè pomice, lapilli, sassi ecc. (80%).
E questo è il terriccio per cactacee che diversamente del terriccio universale è leggero, non è compatto, umido o alcalino, non a tutti piace il terriccio per cactacee ma il mio parere è positivo e non ho mai avuto problemi.
Questi sono solo esempi e non sto facendo pubblicità per nessun marchio e ho comperato quelli che erano disponibili nel vivaio, però può capitare che qualcuno non abbia mai visto o sentito parlare degli inerti oppure non conosce altro terriccio che non sia quello universale perciò le foto possono essere di aiuto, in ogni modo si può sempre chiedere consiglio a qualcuno in negozio.
Il "vaso" è una contenitore in polistirolo rigorosamente forato!
Nel caso di malattie o parassiti della radici si può cercare di salvare la pianta innaffiandola con acqua ossigenata 10 volumi (quella farmaceutica) diluita in acqua demineralizzata in una proporzione di 1 cucchiaino per litro di acqua. L'acqua ossigenata fornisce ossigeno ed è antisettico, antimicotica, cicatrizzante e disinfetta l'ambiente ma deve essere diluita prima dell'uso per non danneggiare la pianta.
E questa è la storia dei miei Lithops e del modo come li sto coltivando devo dire con molte soddisfazioni e dunque una esperienza personale e per nulla universale o scientifica e non è detto che non ci siano altre più efficaci. E quindi incorporate queste meraviglia della natura alla vostra Urban Jungle.
💡Lo sapevate che esiste una Lithops Foundation? Non solo esiste ma visitando la loro pagina potete apprezzare le foto di queste incredibili pianta nel loro habitat naturale! Allora vi lascio il loro link:
https://www.lithopsfoundation.com/
Volete conoscere le piante del mio Orto Urbano e della mia Urban Jungle? Oppure avere qualche consiglio per coltivare le piante? Allora visitate il nostro Instagram dedicato al modo della botanica.
* Eziolamento: quando le piante ricevono una quantità di luce inferiore a quella richiesta dal suo metabolismo questa si allunga per cercare di raggiungere questa luce e siccome non ci riesce ad un certo punto si indebolisce assumendo un aspetto anomalo fino a deperire. Come differenziare la normale crescita dall'eziolamento? Alcune persone credono che la pianta stia crescendo moltissimo ma in realtà sta eziolando e si può notare questo problema quando la distanza tra le foglie aumenta e quindi tra gli internodi, le foglie diventano troppo piccole o troppo sottili e con il tempo cadono o si indeboliscono.