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Ricerca scientifica sull'effetto dei tensoattivi, siliconi, fattori ambientali e altri ingredienti presenti nei cosmetici per i capelli



Oggi si parla molto degli effetti dei componenti esistenti nei prodotti cosmetici per i capelli: tensoattivi, siliconi, liscianti e via dicendo tanto che in molti paesi sono stati creati gli shampoo solfato free ad esempio, quindi L'Istituto di chimica dell'Università Unicamp-Brasile ha condotto uno studio molto importante da essere preso in considerazione non solo in ambito nazionale appunto sugli effetti dei cosmetici e dei fattori ambientali sui capelli.

L'Unicamp è diventata un'Università di riferimento a livello internazionale, conduce molti studi importanti e il suo Istituto di Chimica è il 15° più importante del mondo.

La ricerca:

Un gruppo di ricercatori chimici dell'Università di Campinas (Unicamp) in Brasile hanno studiato l'effetto dei diversi ingredienti normalmente presenti nei prodotti per i capelli e sono arrivati a queste conclusioni:



Ogni filo di capello è un tessuto morto ed incapace di rigenerarsi da solo ricorda la ricercatrice dermatologa Fabiane Mulinari Brenner  dell'Università del Paranà-Brasile, quindi secondo lei il modo migliore per avere una bella chioma è avere una dieta equilibrata, ricca in proteine e acidi grassi sani. La carenza di nutrienti e soprattutto del ferro favorisce la caduta e l'indebolimento dei capelli oltre a provocare la secchezza non solo dei capelli (capelli di paglia) ma anche della pelle. Altri studi hanno dimostrato che anche la carenza dell'amminoacido lisina, danneggia i capelli. Però la dottoressa avverte che anche gli eccessi sono pregiudiziali: la vitamina A in eccesso contribuisce alla caduta.

Secondo la ricercatrice chimica Carla Scanavez il normale shampoo è efficace per rimuovere le particele di sporco, smog e grasso però va oltre e rimuove anche delle piccole parti del filo contribuendo a produrre danni microscopici alla sia struttura alterando quindi il colore e facendolo diventare più soggetto a rotture soprattutto sulle punte.

Studi condotti nel laboratorio di fisico-chimica applicata dell'Unicamp hanno dimostrato gli effetti dello shampoo sul capello. La dottoressa ha  quindi studiato l'effetto delle normali cure giornaliere (shampoo, asciugatura e piega) sui capelli ed è arrivata alle seguenti conclusioni:

Sono state prese delle ciocche di capelli naturali (senza trattamenti chimici) in ammollo per 8, 16, 24 e 32 ore in un recipiente con acqua a 40 gradi e una piccola dose del principale componente degli shampoo il lauril solfato di sodio. Analizzando i fili al microscopio elettronico la dottoressa ha costatato che a partire delle 16 ore di lavaggio cioè 2 mesi di lavaggi diari di 15 minuti si sono formati buchi e crepe sulle cuticole esterne capillari che sono formate da 6 a 18 strati di placche sovrapposte.

I danni sono aumentati quando la dottoressa ha riprodotto una situazione più vicina a quella che le donne affrontano quotidianamente: non ha lasciato le ciocche in ammollo ma le ha lavato e strofinato delicatamente con lo shampoo per 2 minuti, li ha risciacquati con acqua tiepida, spazzolate e asciugate con il phon. In questo modo i danni sono stati accelerati: dopo 20 ripetizioni si sono visti danni sulle cuticole capillari.

Quest'operazione è stata ripetuta per 120 volte, l'equivalente a 4 mesi di lavaggio, asciugatura e piega e questo trattamento praticamente ha eliminato le cuticole ed è riuscito ad arrivare al cortex ovvero la regione del capello dove è presente 80% della cheratina del capello con riduzione del diametro che varia di solito da 50 a 100 micrometri.

Negli studi fatti sugli effetti della pulizia dei capelli pubblicati nella Colloids and Surfaces B, Le dottoresse Carla e Inés Joekes hanno spiegato come i detergenti degli shampoo  affettano l'integrità e colore dei fili. In pratica l'acqua penetra negli spazi tra le cuticole alzandole e quindi sciogliendo il materiale depositato tra esse, in generale resti di cellule morte generando piccole cavità, quindi il detergente accelera la formazione di buchi negli strati più interni delle cuticole  estraendo quindi il grasso naturale del filo.

Con il tempo le cuticole di staccano e la superficie del capello diventa irregolare e di conseguenza l'acqua arriva facilmente al cortex formando cavità all'interno del filo per rimozione di proteine e del cemento cellulare che mantiene unita la cheratina. Due processi contribuiscono al cambiamento della tonalità di colore dei capello: le cavità e la distruzione della melanina. I buchi sulla cuticola e cortex altera le proprietà ottiche dei fili: più cavità ci sono più luce viene riflettuta dai capelli all'ambiente e di conseguenza meno luce arriva alla melanina e quindi questa assorbe poco e il capello diventa di un colore spento un po' ingiallito.

Rita Wagner un'altra ricercatrice chimica del gruppo di ricercatori ha sottomesso delle ciocche castane e bionde a due tipi di lavaggio: immersione in acqua con shampoo senza attrito e altra con attrito (frizione dei fili). Diverse immersioni a temperature diverse hanno dimostrato che l'immersione in solo acqua era già sufficiente per togliere proteine ai capelli e la perdita doppiava con l'aggiunta di shampoo. Il metodo più nocivo è stato quello di "insaponare" i fili poiché lo strofinamento è responsabile per il 90% dei danni soprattutto a temperature più alte. Il primo risultato ad occhio nudo sono le doppie punte.

Quindi se lo shampoo pulisce i fili ma li danneggia la soluzione sarebbe non lavare più i capelli? Per fortuna niente di radicale. Secondo le dottoresse la soluzione è quella di lavare i capelli il minor numero di volte (lavare solo quando è effettivamente sporco). Non esiste una regola per sapere quando un capello è effettivamente sporco poiché la caratteristica dei fili è diversa da persona a persona cosi come è diverso il livello di inquinamento a cui ogni individuo è esposto.

Per chi lava i capelli con frequenza lei suggerisce ad esempio l'uso di shampoo con detergenti meno aggressivi, strofinare i fili delicatamente e solo il minimo necessario, non strofinare con gli asciugamani ma premere i capelli, pettinare il minimo necessario e non esagerare con lo shampoo.

Molti shampoo hanno piccole quantità di silicone nella formulazione soprattutto il dimeticone un polimero che ricopre i fili lubrificandoli e lucidandoli, secondo la dottoressa Rita il silicone formando il film riduce la perdita di proteine per strofinamento però non è completamente innocuo perché aderisce ai fili e non esce facilmente dai fili durante i lavaggi. Quindi facilita l'accumulo di sporcizia e esige l'uso di una quantità maggiore di detergente nei prossimi lavaggi. Molte persone che credono di avere capelli grassi a volte non lo hanno effettivamente ma in realtà la causa della loro oleosità è l'uso dei shampoo carichi di silicone.

Il cosmetico che più contrasta l'azione nociva degli shampoo sono i balsamo poiché formulari a base di grassi e di detergenti diversi di quelli dello shampoo loro riempiono le cavità aperte sulla superficie e sul cortex capillare chiudendo le cuticole aumentando la capacità dei capelli di riflettere la luce, inoltre cambiano le proprietà meccaniche dei capelli facendo con che i fili diventino più omogenei e più resistenti alla trazione provocata dal pettine. Però i balsami non restaurano i trattamenti più aggressivi.

Lo stiraggio fatto con trattamenti chimici più forti e specifici come le creme liscianti a base di tioglicolato di ammonio o idrossidi. La dottoressa Carla ha applicato questi prodotti su delle ciocche per 20 minuti e 60 minuti e i risultati hanno dimostrato che anche in basse concentrazioni questi composti hanno deformato in modo irreversibile la struttura microscopica del capello. Diversamente del capelli liscio quello riccio/crespo non ha una forma cilindrica ma si schiacciata e con torzoni naturali e l'uso dei prodotti liscianti e anche le permanenti che comunque contengono tioglicolato o idrossidi hanno distrutto i legami delle fibre di cheratina e quindi il capelli è risultato molto fragile come un filo di alluminio attorcigliato quando viene raddrizzato. Si formano crepe anche profonde che riducono la resistenza dei fili.

Quando allo stiraggio termico (piastra) i capelli sono diventati opachi e inariditi e per eliminare quest'effetto di solito si usano le creme e fluidi che secondo lei funzionano come un lucida mobili che riempiono i buchi ma non eliminano i danni.

Quanto agli effetti delle radiazioni UVA e UVB l'ingegnere chimico Ana Carolina Nogueira ha fatto studi esponendo dei capelli bianchi, biondi, rossi e castani al sole per 91 ore (l'equivalente a 1 mese di spiaggia) e altri capelli alla luce artificiale. Il risultato è che gli UV danneggiano di forma distinta i fili di capello: UVA danneggia la melanina e UVB danneggia la cheratina. Purtroppo i filtri solari sui capelli li proteggono dagli UVB ma non dagli UVA per via del contenuto proteico del film solare. Inoltre la ricercatrice ha scoperto che  i raggi UV non ingiallisce i capelli ma li fa diventare più bianchi (intaccata la melanina i capelli diventano più chiari), quello che li ingiallisce in realtà è il calore (luce infrarossa). Secondo Ana Carolina per fabbricare un cosmetico davvero efficace è necessario conoscere come si comporta il capello dal punto di vista fisico-chimico altrimenti non si creeranno cosmetici davvero efficaci. La dottoressa ha pubblicato alcuni punti della sua ricerca nel Journal of Photochemistry and Photobiology B.

Dopo aver condotto questa ricerca la Dottoressa Carla Scanavez è ha ricevuto una proposta di lavoro e oggi lavora in una azienda del settore cosmetico.

Comunque un punto fuori da questa ricerca ma frutto di altre ricerche:

Tensoattivi più aggressivi e da evitare:

LSS: Lauril solfato di sodio
LES: Lauril Eter Solfato di sodio
SLES: Sodium Lauryl Ether Sulfate
LESA: Lauril Eter Solfato di Ammonio
SLS: Sodium Lauril Sulfate

Tensoattivi meno Aggressivi

Dissodium Laureth Sulfosuccinate,
Cocamidopropyl Betaine,
Sodium Lauroyl Sarcosinate,
Lauryl Glucoside.

Esistono comunque prodotti solfato free (in Italia ancora pochi rispetto agli Stati Uniti e Brasile).




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